Bonsai Giapponesi – Il Grande segreto di un piccolo Vaso

CHIAMARLA PIANTA È RIDUTTIVO. UN PICCOLO VASO, A VOLTE, PUÒ NASCONDERE UN GRANDE SEGRETO.
CHIAMARLA PIANTA È RIDUTTIVO. UN PICCOLO VASO, A VOLTE, PUÒ NASCONDERE UN GRANDE SEGRETO.
1. CHE COS'È ESATTAMENTE UN BONSAI?

© Dromediary – “La signora dei Bonsai”, artigiano bonsai a Nagoya, Giappone
Bonsai dal Giappone.
Una banale pianta in vaso
o opera d’arte vivente?
Partiamo dalle basi.
Sin da tempi antichi, i cari amici giapponesi avevano una “fissa”. Amavano circondarsi di elementi nei quali cercavano di racchiudere l’essenza e la bellezza dei migliori paesaggi giapponesi.
Sei mai stato in un Giardino in stile giapponese?
Mai sentito parlare dell’ikebana (le eleganti composizioni floreali giapponesi)?
Beh… anche i Bonsai fanno parte di questo club!
Ma cos’è un Bonsai e qual è il suo significato?
Il bonsai è una rappresentazione in miniatura di paesaggi e scenari naturali.
È una composizione armoniosa. Un intero panorama in un piccolo vaso.
Ma c’è di più.
Il bonsai è un microcosmo.
Lo guardi, li nel suo piccolo vaso. Poi pian piano te ne rendi conto: stai davvero osservando un panorama naturale.
Una foresta, una valle, un fiume…
Solo con animo positivo, potrai comprendere a pieno l’armonia di tutti gli elementi che lo compongono.
Almeno così ho sentito dire.
Il Bonsai è la rappresentazione dell’idea che il suo creatore ha della natura.
Un’opera d’arte vivente in cui è racchiusa una profonda energia spirituale.
Si, belle parole! Starai pensando.
Magiche e d’effetto. Ma in pratica… di che stiamo parlando??
Per capirlo dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.
2. ORIGINI E STORIA DEI BONSAI

Hokusai – Rappresentazione di un Bonsai in un opera artistica ukiyo-e
Già che ci siamo dunque, scaviamo più a fondo,
o meglio… più indietro.
Sai dov’è iniziata tutta questa Bonsai-mania?
Eh no! Risposta sbagliata!
Non è successo in Giappone.
Inizia tutto in Cina nel settimo secolo, dove lo chiamavano simpaticamente “Pianta-vassoio” (Penjing 盆栽 ).
Ci vollero ben 600 anni perché questa tradizione contagiasse anche i vicini Giapponesi.
Come spesso accade, all’inizio era solo un giochino per aristocratici, famiglie samurai di alto rango e alcuni personaggi davvero davvero appassionati.
Serviranno poi altri 500 anni perché la cultura del bonsai diventasse uno dei simboli forti del nostro amato Giappone.
Sono diverse le testimonianze pittoriche che vedono ritratti questi piccoli alberelli, sapientemente posizionati all’interno di vecchie stanze e giardini privati.
La cosa fenomenale?
Alcuni bonsai, rappresentati in queste illustrazioni d’altri tempi, sono ancora vivi e vegeti!
Giuro! Quegli stessi bonsai, creati sapientemente secoli e secoli fa.
Riesci ad immaginare?
Ed ecco che subito viene da chiederselo.
Ma come accidenti possono, dei piccoli aggeggi del genere, sopravvivere tanto a lungo?
Seduti li per tutto questo tempo, all’interno del loro confortevole Bonki (Bonki è il nome del tipico vasetto da bonsai)…
È la classica storia Giapponese..
Anche in questo caso, il segreto risiede nella maestria di quei furbetti di artigiani jappi (nel mio slang da japan lover jappi = giapponesi).
Pensa questo.
Nell’esatto istante in cui i piccoli alberelli vengono “strapiantati” (come si dice dalle mie parti), inizia la loro separazione a vita dal grembo di madre natura. Bimbi strappati a forza dal seno materno.
Come riescono poi a sopravvivere tanto a lungo?
L’artigiano coltivatore di Bonsai si prende una grossa responsabilità, diventandone a tutti gli effetti il genitore adottivo.
Da questo momento infatti la sua intera esistenza sarà dedicata alla cura meticolosa di questi eterni bellissimi fanciulli di albero.
Quando un giorno arriverà per lui il momento di salutarli, sarà sua premura selezionare nuovi artigiani di Bonsai all’altezza del compito. Questo è il cerchio della vita, Simba!
Ora l’hai capito.
Questa dei Bonsai è un’attività, un’arte, una passione, che richiede totale dedizione.
Questi genitori acquisiti, lo devono pulire, fargli il bagnetto, annaffiare, fertilizzare e stare attenti che non si ammali.
Un bonsai è insomma una sorta di figlioletto.
Amato, viziato e coccolato dai suoi genitori artigiani.
Sembra una favola d’altri tempi.
Ma l’impressione che ho avuto, quando (un po’ per sbaglio) ho conosciuto il mio primo artigiano bonsai (a Nagoya, Giappone), è stata proprio di questo tipo.
Tra poco ti parlo pure di lei, della mitica “Signora dei Bonsai”.
Ma prima vorrei farti capire in due parole…
Come si crea un bonsai?
A volte immagino il coltivatore-genitore
chiedere al suo amato bimbo-bonsai:
«Hai già finito i Compiti?!»😅
3. COME FARE UN BONSAI PARTENDO DA ZERO

© Dromediary – Artigiano Bonsai giapponese al lavoro
Chiariamo subito un concetto chiave (che sennò a qualche amico giapponese prude il naso).
Un Bonsai non si crea.
Un Bonsai si cresce.
È la mentalità necessaria con cui dare il via a questo percorso quasi spirituale.
Un Bonsai non si crea. Un Bonsai si cresce. Share on XServe pazienza, serve tempo e più di tutto serve dedizione.
Pensa che il tronco di un Bonsai si allarga di 1 mm ogni… 10 anni! Ho già detto che serve pazienza? 😅
Con un po’ di accortezza e con il giusto mindset la tua idea di natura si trasformerà in un’opera d’arte vivente.
Stai avendo flashback su quelle vecchie piante a cui non hai dato acqua per settimane? Forse è arrivato il momento di mettersi di nuovo alla prova.
Se seguite a dovere, queste creature in vaso possono vivere una vita davvero lunga.
Quanto lunga, dici?
Beh, in Giappone ci sono ancora arzilli Bonsai di oltre 1000 anni!! (Si, hai contato bene, sono tre zeri)
C’è da dire però – piccolo momento patriottico – che anche noi italiani abbiamo tutto il diritto di mostrare impettiti il nostro orgoglio.
Sai perché?
Quello che, si ritiene, sia il più antico di tutti i Bonsai-Matusalemme (si parla di 1000+++ anni), il bis-bis-bis-bis…. nonno di tutti, lo abbiamo noi qui in Italia.
Che dire ragazzi… al nonno piace il Bel Paese!
Ok ok. Basta divagazioni e sentimentalismi nazionalisti.
Torniamo sui nostri passi, a riprendere la retta via.
Quale via?
La via più semplice per dar vita ad un vero Bonsai.
Ti basta solo seguire questi 3 STEP:
1. MESCOLA gli appositi terricci da Bonsai.
2. ADAGIA il bimbo e copri le radici con questo mix di terre.
3. ADDOBBA il suolo del vasetto con dello spugnoso e verdissimo muschio.
E boom! Ecco fatto il bonsai.
Ok dai. Ovviamente questa è una veloce descrizione dei passaggi chiave.
Ti piacerebbe sapere come passare da Zero a… Bonsai?
Scopri qualche bel trucchetto, le guide e gli strumenti di base.
Dai un occhiata QUI.
Perché mai dovrei iniziare ad appassionarmi all’arte Bonsai?
Ti starai chiedendo.
Beh, immagino che ogni Bonsai maker abbia le proprie personalissime ragioni.
Ma una cosa è certa.
Sia che tu decida di iniziare ad accudire il tuo Bonsai, a imparare l’alfabeto giapponese o magari a cucinare Takoyaki.
Nell’istante in cui stai pensando di provare una nuova esperienza, ricorda questo:
Esporsi a qualcosa di completamente diverso è un modo meraviglioso per aprire una nuova finestra nel tuo mondo Share on X
Ok, per ora ti sei fatto un idea di come nascono, crescono, corrono.
Ma, in sostanza… a cosa serve un Bonsai?
4. QUAL È IL SIGNIFICATO DI UNA PIANTA BONSAI?

© Dromediary – Piccolo vaso, piccolo Bonsai ☺️
Nel Giappone del passato, i Bonsai rappresentavano un simbolo fondamentale di ospitalità.
Questi “assaggi di natura” in vaso, volevano rendere l’atmosfera domestica più adatta ad accogliere gli ospiti più illustri, proponendosi come veicolo di sensazioni positive.
Al giorno d’oggi, a dirla tutta, ben poco è cambiato.
Troviamo ancora bellissimi bonsai, anche molto vecchi, a decorare alcune stanze speciali nelle case di molti giapponesi.
Ci sono vasetti ben esposti in diversi angoli della casa (in maniera molto ragionata), o posizionati in punti specifici dei loro meravigliosi giardini.
Come ho raccontato poco fa, con un semplice vaso e pochi elementi accostati ad arte, l’artigiano Bonsai punta a ricreare lo scorcio di un intero paesaggio, rappresentando così, come fosse un quadro, la sua personale idea di natura.
Ecco perché esporre orgogliosamente dei Bonsai non è poi così diverso dall’appendere al muro un dipinto o dare giusta la visibilità ad un’opera d’arte.
Ma c’è qualcosa di più.
Un’idea più sottile e raffinata, che riveste il Bonsai di un altro importante ruolo all’interno della cultura domestica giapponese.
Nella vita di tutti i giorni, passeggiando per strada o mentre sfrecciamo di qua e di la con la nostra aiuto, siamo così abituati a ritrovarci davanti piante ed alberi, che questi a poco a poco perdono di importanza.
Non ci accorgiamo più della natura che ci circonda. Non la vediamo più.
Ed ecco un altro ruolo fondamentale del Bonsai.
Oltre ad essere un simbolo che omaggia la natura.
Vuole anche darci consapevolezza della sua bellezza, della sua forza e, più di ogni altra cosa, della sua stessa esistenza.
Ricordo bene la prima volta che mi sentii ispirato da questa filosofia dei Bonsai.
Fu l’anno in cui intrapresi il mio primo lungo viaggio attraverso il Giappone. Zaino in spalla, poco più che 20enne, ero un ragazzo davvero curioso, intento ad esplorare questo meraviglioso paese.
Non conoscevo praticamente nulla del Giappone.
E non volevo proprio farlo.
Non mi sono mai piaciuti gli spoiler.
Mi ero quindi messo in testa di riuscire a comprendere la cultura giapponese e il loro modo di essere, solamente attraverso gli incontri casuali che si sarebbero succeduti lungo il mio cammino.
E così fu. Incontri ordinari, ma unici e irripetibili.
Devo ammettere di aver avuto un gran fortuna.
Poter conoscere direttamente sul campo questa cultura millenaria, esplorare sia le sue grandi città, che gli sperduti paesini di provincia (dove spesso ero accolto alla stregua di un visitatore alieno).
Quel viaggio duro circa 90 giorni.
Fu un lungo percorso da Kagoshima (la parte più a sud del Kyūshū), fino a Nagano (la parte più a nord dell’Honsū).
Quell’avventura certamente mi ha segnato.
Fu un viaggio che, se da una parte mi ha dato molte risposte, dall’altra mi ha reso ancora più curioso (come se già non lo fossi abbastanza).
Ed infatti non ci volle molto: a quella prima spedizione giapponese ne susseguirono diverse altre.
Momenti unici, persone meravigliose, piccole-grandi consapevolezze acquisite.
Storie quasi uscite dalla trama di un romanzo, che cercherò di raccontare a parole, qui su queste mie pagine di blog.
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Ti scrivo solo se qualcosa di nuovo bolle in pentola.
Tornando a quella prima esperienza con il mondo dei Bonsai, una cosa è sicura.
Le giornate trascorse con “La signora dei bonsai” e il frequentare, anche se per poco, la sua classe di Bonsai, a posteriori ha avuto su di me un impatto notevole.
Ho compreso un po’ più a fondo certi aspetti della cultura giapponese, che non ero riuscito ancora a metabolizzare del tutto.
Se ti va un assaggio di quel mondo, ti lascio qui sotto il video che ho realizzato alla dolce signora dei Bonsai.
Fammi sapere cosa ne pensi con un commento (la sezione commenti è più in basso alla fine dell’articolo).
5. IMBUCATO IN UNA CLASSE BONSAI A NAGOYA, GIAPPONE

© Dromediary – La mia prima classe Bonsai. Nagoya, Giappone
Molti giapponesi, soprattutto le mie care amiche “le signore” (ma anche un crescente numero di turisti stranieri in visita in Giappone) partecipano attivamente ad una o più classi di Bonsai.
Ci sono corsi di Bonsai e workshop di ogni livello e durata.
Trovo sia un modo originale di avvicinarsi alla cultura nipponica, entrando in sintonia con linguaggi espressivi sicuramente non ordinari.
Un’esperienza interattiva con la quale tutti si possono confrontare, per continuare a cogliere aspetti sempre nuovi della cultura tipica del Giappone tradizionale.
Non ci sono test, sfide o rigidi obiettivi.
Almeno non nella classe che io ho frequentato.
È un continuo dialogo tra il bonsai e la persona che lo sta plasmando.
Durante i workshop ci si sente a proprio agio fin da subito, sparando a mille creatività, concentrazione e capacità di ascolto (soprattutto l’ascolto delle proprie sensazioni).
Siete tu e il tuo bonsai. All’interno di una bolla.
Senza accorgersene il tempo passa, tra piacevolissimi momenti di relax e il confortevole senso di libertà, serenità e sicurezza.
Un’antica forma di meditazione multi-sensoriale, con cui viene spontaneo sentirsi liberi di essere (ed esprimere) ciò che sentiamo in quel momento.
Un processo che arricchisce, ricordandoci del nostro caro vecchio legame spirituale con la natura. Un legame elementare che, come un ricordo d’infanzia, è facile dimenticare man mano che passano gli anni.
Che tradizione affascinante!
Personalmente, ricordo quell’esperienza come piacevole ed appagante.
Un improbabile ragazzo italiano, imbucato al miglior Bonsai party di Nagoya, membro onorario, per qualche giorno, di questo gruppo di signore giapponesi di mezz’età.
Ognuno a dar forma, in un piccolo vaso, alla propria visione di quel forte legame con la natura, di cui ho parlato qui sopra.
Una frase, in particolare, mi è rimasta dentro.
La mia sensei-guida spirituale mi introdusse così in quel suo piccolo mondo delle favole:
Respira, rilassati, svuota la mente, ascolta il potere della natura, senti quell’energia, quell’atmosfera magnetica… Ecco, ora, lentamente, racchiudi tutte queste sensazioni positive all’interno del tuo Bonsai. Share on X
Insomma, quella sorta di meditazione guidata mi ha permesso poi di godere a pieno di tutto il processo creativo, con animo più sereno e positivo.
Ed i principi appresi quel giorno, arricchiscono ancora oggi il mio bagaglio di ideali.
Ma questa, ovviamente, è soltanto la mia versione dei fatti…
…dunque perché non cimentarti tu stesso?
A breve la storia integrale della mia classe Bonsai,
con consigli per scovare workshop Giapponesi.
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Domo Arigatō 🙏
Grazie per essere arrivato fin qui.
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Written by: Dromediary